CONTATTACI   • SPAZIO D'ARTE MAGOPOVERO   • PROSSIMI APPUNTAMENTI  
www.casadeglialfieri.it Casa degli Alfieri
Universi sensibili di Antonio Catalano
Armadi Sensibili  
Le Lucciole batticuore  
Popoli  
Padiglioni delle meraviglie  
Sagra del meraviglioso mondo di Odisseo  
La bibbia dei semplici  
Io sono patrimonio dell'umanità  
Le cappelle dei meravigliati  
Altre opere  
Il viaggio degli universi  
La casa sensibile  
Spettacoli  
La giostra del tempo  
Cantico dei semi  
Carnevale  
La giostra delle meraviglie  
Le valigie dei fili invisibili  
Mondi Fragili  
Concerto fragile  
Idee sussurrate  
Casa degli alfieri  
Testo italiano e inglese
Italian and English version


La giostra del tempo

Opere, installazioni e racconti di Antonio Catalano
ambientazioni: Maurizio Agostinetto
organizzazione: Claudia Ponzone
amministrazione: Franca Veltro
Luci: Franco Rasulo

Coproduzione universi sensibili – Bildungsdirektion des Kantons Zürich, schule&kultur in occasione del 175 anniversario della Scuola Pubblica di Zurigo

La giostra del tempo è una giostra un po’ magica dipinta e ambientata da Antonio Catalano, su cui i visitatori sono trasportati in un tempo passato, nel tempo dell’infanzia, dell’immaginazione, dello stupore
Come le vere giostre, anche questa ospita un aeroplanino, una moto, una macchina, una barca.. e ad ogni giro si potrà scegliere quale viaggio immaginario intraprendere! I visitatori possono salire, sedersi, sognare, leggere e osservare i libri artigianali creati dall’artista, contenti almanacchi, detti, proverbi, consigli.
“All’inizio fu una giostra che mi fece girare e girare nel chiasso di un Luna park anni ’60, una giostra che accoglieva lo sguardo di mia madre che agitava la mano ed io ricambiavo sorridendo, e mi sembrava che lei andasse via per sempre, però poi ritornava e mi risalutava ed io sorridevo ancor di più pensando che l’avrei ritrovata ancora, dopo un altro giro.
Dietro la giostra si nascondeva l’angoscia dell’abbandono, ma anche la gioia di ritrovarsi; quel girare in tondo aveva in me bambino un tempo eterno, lungo, interminabile ed era in quel tempo che io mi immaginavo di possedere una giostra tutta per me e quando guardavo i figli del padrone di quella meraviglia pensavo a come fossero fortunati ad avere per sé già dal mattino presto una vera giostra con tutti quei colori e con tutte quelle luci. Averla, anche se immobile, perché le giostre, quelle vere, sono vanitose, si lasciano guardare, spiare, ti lasciano quel dolce sapore di curiosità infantile, quella curiosità che galleggia nella tua testa e che, prima di dormire, ti stuzzica ancora un po’, così per dispetto.
Di tempo da allora ne è passato e una giostra che ricordasse nel suo girare un tempo eterno, lungo, interminabile io me la sono costruita.
Oggi la guardo e non credo ancora ai miei occhi, questa giostra del tempo è mia.
Dentro ho messo macchine, aeroplani, moto, cavalli, slitte, sedie sensibili, piccoli e grandi animali da abitare, libri-scatola da aprire e in cui osservare per un attimo un tempo perduto, chissà come, chissà dove.
Ho costruito i giocattoli che abitano la giostra come avrebbe fatto un nonno che non butta via niente (perché un giorno può essere utile) e che poi, con quattro chiodi, un martello e vecchie cartoline, come per magia fa apparire un aeroplano. E una volta che il nonno avrà davanti a sé quell’aeroplano realizzato con quattro chiodi, un martello e due vecchie cartoline, non crederà ai suoi occhi.
Mi sono presto accorto, però, che l’idea che questa giostra fosse totalmente mia era un’idea bugiarda: io, nel costruirla, ho guardato centinaia di foto ricevute da tante scuole del Canton Zurigo, ho visto gli sguardi di tutti quei bambini vissuti a volte in epoche lontane, mi sono imbevuto dei loro gesti, delle loro parole silenziose, dei loro sorrisi.La giostra, così carica di tutta questa memoria, non può essere solamente mia, è di tutti quegli sguardi che ci sono dentro.
La regalerò al primo bambino che saluterà sua madre e che perderà il sorriso pensando di essere stato abbandonato per poi ritrovarlo, al prossimo giro di giostra.
La giostra del tempo
Gira silenziosa
Nella sua anima
Sono nate le viole


The carousel of the time

At the beginning it was a carousel that made me turn and turn in the uproar of a fairground of the sixties, a carousel that caught my mother’s look, waving to me; I replied smiling, then I thought she had gone away forever, but she came back, she waved to me again and I smiled even more thinking that I was going to find my mother at the following turn.
On the carousel, the anguish for the abandoning, but also the joy for meeting again; this going round and round was eternal for me, and during that time I dreamed to have my own carousel; looking at its owner’s sons, I thought that they were very lucky to have their own real carousel from early in the morning, with all those colours and lights. To have it, even completely still, because the carousels, the real ones, are vain, they allow you to look at them, to spy upon them, they leave you that sweet flavour of childlike curiosity, that curiosity which floats in your head and, before sleeping, annoys you a little more.
A lot of time has passed from then and I have built my own carousel, that, turning, reminds me of a long, endless, eternal time.
Today, I look at it and I can’t believe my eyes… this carousel of the time is mine! In it I put cars, airplanes, motorbikes, horses, sledges, sensitive chairs, little and big animals, book-boxes to open to observe for a while a time which has been lost somehow, somewhere.
But I soon realized that the idea that this carousel was completely mine was false: building it, I looked at hundreds of photos from Zürich, Affoltern, Hinwil, Küsnacht, Winterthur, Glattfelden, Dietikon, Andelfingen, Sternenberg, Wädenswil, Volketswil, Buchs, I saw all the looks of those children that sometimes lived many years ago, I soaked myself in their gestures, in their silent words, in their smiles.
The carousel, charged with all this memory, can’t be only mine, it belongs to all those looks it contains. I’ve built the toys of the carousel like a grandfather who never throws anything away (because it can be useful) and who magically creates an airplane with four nails, a hammer and some old postcards. And when the grandfather looks at that airplane made with four nails, a hammer and two old postcards, he won’t believe his eyes.
The carousel is ready now, it doesn’t belong to me any more. I’ll give it to the first child who, greeting his mother, loses his smile because he thinks that he has been abandoned, and finds it again at the following turn of the carousel.
"The carousel of the time
Turns silent
In its soul
The violets have shot up"


Clicca sull'immagine per ingrandirla / Select the image to enlarge it









credits diritti riservati © Antonio Catalano