Il prodigio del mago Catalano
I ritratti fotografici con cui Maurizio Agostinetto ha immortalato le varie fasi di realizzazione della cappella dei meravigliati di Guazzolo sono come visioni a raggi infrarossi che ci svelano un mondo invisibile a occhio nudo: in quel gioco di chiaroscuri, il pennello del pittore Catalano si prolunga nella sua ombra proiettata sul muro, anzi è l’ombra stessa a tendergli la mano, a trasmettergli vita, forza, ispirazione, aiutandolo a trascinare fuori dalla parete, una dopo l’altra, tante forme misteriose: una nave sommersa circondata da naufraghi, sirene che danzano gioiose, una cacciatrice e un drago, la signora della luna sospesa tra terra e cielo, i portatori di uova, il dio capovolto, viandanti e animali in cammino… esseri emersi da un tempo antico, imprigionati nel tufo da secoli, finalmente liberi. Liberi soprattutto di concludere il loro percorso rimasto incompiuto.
Nella cappella dei meravigliati di Guazzolo il mago Catalano compie l’ennesimo prodigio: sotto i suoi occhi increduli si sprigionano attorno a lui girotondi festosi, grida, frastuoni, canti gioiosi, fruscii di passi ora incerti, ora sicuri… e poi, finalmente, il silenzio della contemplazione nell’ultima parete svuotata di tutto il superfluo. Il punto di arrivo.
E’ questa pace gioiosa che Catalano regala all’amico a cui questo mondo è dedicato, il compagno di viaggio Giuliano Amatucci.
Anche a lui il mago Catalano tende la mano, invitandolo ad essere custode di questo luogo.
Attraverso danze, canti, naufragi, cammini, soste, Giuliano ha raggiunto quella pace e quel silenzio festoso che qui risuonano eterni, come la sua bella voce con cui ha saputo incantarci e commuoverci e con cui continuerà a riempirci l’anima e a scaldarci il cuore.
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